Oggi, come ho promesso, scrivo della mia piccola isola.
Sono nata e cresciuta su un' isola nel mare Baltico, che si chiama Kotlin. Sulla isola si trova una città, Kronshtadt. Sostantzialmente Kronshtadt fa parte di San Pietroburgo; nonnostante ciò ha le sue peculiarità, forse a causa del suo relativo isolamento.
L'isolamento oggi non è assoluto, come 40 anni fa quando Kronshtadt si poteva raggiungere solo con la nave. Durrante la burrasca il porto veniva chiuso e nessuno poteva abbandonare l'isola... Oggi c'è una diga che collega l'isola con San Pietroburgo e che protegge la città dalle inondazioni. In mezzo a Kronshtadt passa una autostrada circolare, molto importante. Una cosa che mi piace davvero tanto è che una parte dell' autostrada passa atraverso un tunnel tsottomarino (questo posto si chiama canale di accesso, è fatto così per fare passare le navi più grandi).
Kronshtadt è stata fondata nel 1804, solo un anno dopo San Pietroburgo. Inizialmente Pietro il Grande, il fondatore di entrambe le città, aveva intenzione di collocare la capitale proprio sull' isola di Kotlin, perchè le navi più grandi prima non potevano entrare nel delta del fiume Neva. Ma poi venne fatto questo canale di accesso in mezzo al mare e il problema fu risolto.
Kronshtadt è sempre stata il più importante satellite di San Pietroburgo grazia al suo grande porto, sia militare che civile.
Nelle foto, che ha fatto mio fratello, un ottimo fotografo, potete vedere la severa bellezza nordica di Kronshtadt, delle sue navi, dei sui parchi, dei sui porti, delle sue spiagge... Il clima è freddissimo, però d'estate capitano a volte delle giornate soleggiate... Come in questa barzelletta:
- Perchè sei tanto pallido? Non c'è sole da voi a San Pietroburgo?
- Come non c'è? C'è!
- E perchè sei tanto pallido?
- Perchè non potevo uscire quel giorno...
Credo che coloro che vivono su un' isola abbiano un modo di pensare un po' particolare rispetto a tutti gli altri. L' idea di vivere su un' isola mi ha sempre affascinata. E' come vivere in un altro mondo.
Tutte le isole che ho visitato, in diversi paesi, si distinguono per un modo di vivere, e di pensare e di comprendere la realtà che le circonda un po' diverso rispetto a quello del "continente". L' isolamento rende le persone più inclini alle riflessioni, le rende fataliste (quando il tuo destino dipende completamente dalla volontà del mare, impari a prendere i suoi doni e la sua rabbia con un certo fatalismo...)_ ed anche timide.
Ci vediamo a Kronshtadt! :)
Carissima Anastasia,
ReplyDeletedopo aver letto questa tua presentazione, che mi ha suscitato interesse e curiosità, mi viene naturale fare un confronto; anch'io, come te, sono nato e cresciuto su un'isola, pur molto diversa dalla tua: la Sicilia. Ma ciò che salta subito all'occhio sono le differenze: la Sicilia è un'isola mediterranea e non nordica come Kotlin, come la sua posizione è al centro del "Mare Nostrum" mentre tu hai scritto che Kotlin è isolata. E Catania è una città bimillenaria, mentre Kronštadt ha solo (si fa per dire) due secoli di storia. Ma comunque due secoli densi e cruciali che hanno visto Pietro il Grande in persona calpestare quelle terre, nell'epoca in cui, da stato satellite dell'Europa, la Russia si evolvé fino a diventare una grande nazione, la Terza Roma come sempre auspicavano i Cesari di Moscovia fin dai tempi di Ivan III.
Anche qui in Sicilia è presente una mentalità che ci differenzia dal resto degli italiani, come un forte senso di appartenenza a una terra diversa, riscontrabile anche da un russo che sente un siciliano parlare del "continente" per riferirsi a tutto ciò che sta al di là dello stretto di Messina. Se il fatalismo caratterizza gli abitanti di Kotlin, fa altrettanto con i siciliani, che spesso e volentieri dubitano che le vicende della vita possano evolversi. Questa concezione dell'esistenza è stata eccellentemente descritta da Giovanni Verga nei sue due capolavori, i romanzi "I Malavoglia" e "Mastro Don Gesualdo". Questi romanzi avrebbero dovuto essere cinque, a formare quello che l'Autore chiamò "Ciclo dei Vinti", ma che purtroppo non riuscì mai a completare. I "Vinti" sono i protagonisti dei romanzi, vinti dal destino al quale hanno invano cercato di opporsi, che impone loro un determinato modo di vivere peculiare.
Anche per la famiglia Malavoglia, protagonista del primo romanzo, il destino dipende completamente dal mare fin dall'inizio della vicenda, che l'Autore fa cominciare col naufragio di uno dei capifamiglia. L'intero romanzo è un seducente affresco letterario di una comunità di pescatori isolani, inclini alle riflessioni come gli abitanti di Kotlin, come si evince dai continui proverbi e detti di saggezza popolare che l'Autore cita nel romanzo per bocca dei suoi personaggi. Per esempio: "... fai il mestiere che sai che se non arricchisci camperai" tipico di una realtà isolana.
Spero, Anastasia, che un giorno avrai tempo di leggere questi romanzi, anche se la Sicilia di oggi non è più quella descritta da Giovanni Verga. Sarebbe interessante se nel patrimonio letterario russo è presente un romanzo, un poema o anche una trama teatrale che abbia come argomento gli abitanti di Kotlin e il loro modo di interagire con la realtà.
La Sicilia di oggi è una splendida meta turistica, e ci sono sempre più russi che l'apprezzano, sia come turisti che come abitanti: con quelli già venuti a stabilirsi in Sicilia c'è un ottimo rapporto che permette ai siciliani di migliorarsi culturalmente. Spero che Kotlin possa esserlo altrettanto per i siciliani.