In realtà non è tanto facile avere ogni giorno l'ispirazione per scrive sul blog! Ecco, adesso era quasi una settimana che non ci scrivevo. Però ho un' ottima scusa: avevo tantissimo da fare!! Prima dovevo tornare a casa. Venerdì scorso ho fatto l'ultima (in senso relativo, non assoluto!) passeggiata a Roma, nella zona Trastevere:
E poi, sabato... Il giorno della partenza. Sono stata un po' triste ma anche contenta di tornare a casa. Il volo è andato molto bene. Come sempre avevo tantissimi bagagli (faccio la vita di una zingara viaggiando quasi sempre in tutte le parti e negli aeroporti sempre sono caricata di tantissimi bauli con libri, vestiti, regali...). Dovevo nascondere una parte dei bagagli (uno zaino grande ed una borsa) affinchè l'impjegata al check-in non li vedesse e mi facesse passare con tutta quella roba come bagaglio a mano.
Ora mi sto dedicando quasi esclusivamente alla tesi ed alla relazione per una conferenza linguistica che si svolgerà tra una settimana. Sono un po' in ritardo con la scrittura e mi preoccupo parecchio; però sono sicura che alla fina andrà tutto bene.
Ho ricevuto anche un'informazione interessante per una conferenza balcanologica all'università di Venezia. Il tema della conferenza è "Balkan enclaves in Italy". Ho già due idee per le relazioni per questa conferenza, quindi ci vediamo in Novembre a Venezia! Spero anche prima, ma per novembre - questo è sicuro!
In uno dei prossimi post scriverò di Kronshtadt, la mia isola, dove sono nata e cresciuta.
Per ora - ciao!
Visto che l'argomento della conferenza a Venezia saranno le enclavi balcaniche in italia, è un'ottima occasione per parlare della comunità albanese in Sicilia. Tale comunità identifica sé stessa con il termine Arbëreshë, termine italianizzato in Arberesca (stesso etimo di albanese).
ReplyDeleteCominciò a crearsi nel XV secolo, e a rinforzarsi nei secoli successivi, come conseguenza di varie immigrazioni di albanesi che, per sfuggire all'oppressione turca decisero di emigrare in Sicilia per salvare non solo le loro vite, ma anche la loro identità. Dopo la morte del patriota albanese ed europeo Giorgio Castriota Scanderberg, che a lungo protesse i suoi concittadini dagli aggressori ottomani, le comunità illiriche divennero sempre più deboli e non potendo più respingere gli invasori, con l'aiuto di vari nobili e sovrani cristiani, emigrarono in Sicilia.
Gli arbereschi si stabilirono principalmente nella sicilia centrale e occidentale, ma un gruppo di essi si stabilì alle falde del vulcano Etna, nei Paesi di Bronte e Biancavilla. In questi paesi, però, gli arbereschi si assimilarono gradualmente con gli autoctoni siciliani, al punto che oggi un turista, o uno studioso, che dovesse visitare questi paesi non noterebbe nulla di peculiare.
Diverso è il caso dei territori più a occidente, dove i nuovi arrivati crearono delle comunità culturalmente e linguisticamente isolate, molto determinate nel voler mantenere la loro identità pur immersi in un vasto ambiente latino sia per vicende storiche che per tradizioni. Questo rende tali paesi delle mete appetibili per un turista che volesse trascorrere una vacanza diversa, o per uno studioso di albanologia. Qualunque visitatore può subito accorgersi di trovarsi in un posto unico: in molti balconi infatti sventola l'aquila di Castriota, e sulla piazza di Palazzo Adriano si può ammirare una targa marmorea commemorativa a Castriota. Nel non lontano mueso del cinema un'ala del museo stesso è dedicata ai costumi tradizionali della comunità, custoditi assieme a foto e documenti dettagliati sulle tradizionali cerimonie nuziali dei membri della comunità.
Tra i maggiori centri siculoalbanesi vanno ricordati Piana degli Albanesi e il già detto Palazzo Adriano, paese conosciuto in tutto il mondo perché lì il regista Giuseppe Tornatore ha girato la pellicola Nuovo cinema paradiso, vincitrice del premio oscar nel 1988.
Le comunità siculoalbanesi hanno anche una bandiera rappresentativa: la stessa aquila bicefala nera su fondo rosso (stemma di Castiota e attuale bandiera albanese), dove metà dello sfondo cambia il colore da rosso a giallo, a ricordare la bandiera sicula (che a differenza dell'aquila nera raffigura la conosciutissima trinacria).
Uno degli elementi portanti della cultura dei siculoalbanesi è la lingua, chiamata anch'essa arberesca, un'interessante variante conservativa della lingua albanese, che grazie all'isolamento etnolinguistico dei suoi parlanti ha mantenuto le strutture grammaticali e lessicali illiriche senza venire corrotta dagli invasori turchi. Principalmente è una variante del Tosco, ma con alcuni elementi del Ghego, ma questa sua differenziazione dalle parlate illiriche abbassa parecchio il grado di mutua comprensione tra i siculoalbanesi e quelli rimasti nella loro terra; d'altro canto proprio questa parziale inintelleggibilità suscita l'interesse degli studiosi, e ha dato modo ai suoi letterati di produrre un vivace dibattito letterario.