Friday, 29 January 2016

Indovinello Veronese

Studiando una nuova lingua la cosa più interessante è immergersi nella sua storia, scoprire i primi documenti scritti. E oggi ho letto un articolo interessantissimo sull' indovinello veronese, un piccolo testo che può considerarsi scritto sia in tardo-latino, che in volgare (i. d. italiano nei primi secoli della sua esistenza, IX-XIV). Il testo dell'indovinello è il seguente:

Se pareba boves, alba pratàlia aràba
et albo versòrio teneba, et negro sèmen seminaba

Com'è bello questo periodo di transizione, dal latino volgare alle lingue neolatine. C'è una bellezza magica in queste parole. Studiando i documenti e le testimonianze medievali si può vedere come si sviluppavano le lingue, che cosa può essere più affascinante?


3 comments:

  1. Лучано Гаспарини29 January 2016 at 19:34

    Cara Anastasia,

    questo indovinello veronese è una tappa obbligata per tutti gli studenti che, al terzo anno del liceo, iniziano lo studio della letteratura italiana. Lo fanno studiare a memoria, proprio perché è considerato tra i più antichi documenti scritti in una lingua volgare che non si può più considerare latino. Comunque, oggi, tra gli esperti linguisti come te, Anastasia, questa visione non è più unanimamente accettata, anzi si dibatte se considerare quei pochi versi scritti in un latino molto tardo e già corrotto, piuttosto che in una lingua volgare nei suoi primi secoli.
    Un altro documento la cui lingua di scrittura appare più simile a un italiano arcaico e non al latino, è il Placito Capuano, risalente però a più di un secolo dopo l'Indovinello Veronese. Ecco il testo:

    Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte Sancti Benedicti.

    Rispetto al testo dell'indovinello, questo già è molto più leggibile, anche per un non letterato come uno studente di liceo.
    Penso che conosci abbastanza bene l'italiano per poterlo leggere anche tu, ma se hai qualche problema te lo riscrivo in un italiano meno antiquato ("parte" qui significa associazione di persone, fazione):

    So che quelle terre, per quei confini che qui contiene, le possedette trent'anni la parte di San Benedetto.

    Si tratta di una sentenza di un processo per una contesa tra due fazioni (parti, appunto) per il possesso di alcune terre nel circondario della città di Capua, allora longobarda, nell'anno 960 d.C. Una delle parti era il famoso monastero benedettino di Monte Cassino, un tesoro di documenti e storia d'Italia, e si presume che l'altra parte in contesa fossero dei contadini del luogo, da cui l'esigenza di usare la lingua volgare (parlata dai contadini e dal popolo di allora), al posto del latino a essi sconosciuta.
    Puoi notare come l'ortografia è abbastanza simile a quella moderna, a parte l'uso del grafema k successivamente abbandonato dalle lingue romanze (i greci la usavano, i latini no, preferivano l'etrusca c, che fu il primo tentativo della storia di reintrodurre la k in Europa occidentale? Io personalmente sarei per la reintroduzione della k, usata anche negli altri due alfabeti europei, il greco e il cirillico); nota anche come è ancora presente la flessione latina in Sancti Benedicti (roditeljnyj di Sanctus Benedictus).
    Peccato che ci siano pochi documenti conservati di quei due secoli, sarebbero utilissimi per documentare dettagliatamente l'evoluzione delle parlate in Italia (e Europa latinizzata).

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  2. Caro Luciano!
    Non lo sapevo che questo testo si studia da voi a scuola, è davvero affascinante! Ma noi nelle studie classiche all'università non l'abbiamo studiato, perchè è tardissimo e davvero si può dire che appartine più al volgare che al latino... Però sono gli specialisti neolatinisti che lo devono decidere :)
    Grazie per il tuo esempio del volgare, è davvero chiarissimo!!
    Per quanto riguardo la lettera "k" è solo una questione della tradizione che poi non ha tanta grande importanza, non pensi? Qualsiasi lingua può essere scritta in qualsiasi alfabeto: анке ин италиано си пуо скривере узандо л'alfabetto cirillico οππούρε γκρέκο ε σοσταντσιαλμέντε νιέντε κάμβια, νον πένσι ; )))

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    1. Лучано Гаспарини16 February 2016 at 11:51

      Cara Anastasia,

      sono d'accordissimo con te che una lingua si può scrivere con qualunque alfabeto, anche se una tale domanda ha bisogno di una risposta molto più dettagliata e particolareggiata.
      Bisogna specificare cosa si intende con alfabeto: tutti pensiano di sapere cosa viene chiamato alfabeto cirillico, ma siamo sicuri che un macedone darebbe la stessa risposta alla domanda?
      Tu e io che conosciamo sia la lingua russa che la lingua serba sappiamo che il grafema Э è russo ma non serbo, mentre Џ è serbo ma non russo; i grafemi Ѕ e Ў, pur non appartenendo né al serbo né al russo, sono comunque parte dell'alfabeto cirillico. Dunque già la semplice espressione "alfabeto cirillico" necessita di una puntualizzazione: secondo me infatti sarebbe meglio parlare non di un singolo "alfabeto cirillico", ma di una famiglia di alfabeti, un'unità superiore a quella di un singolo alfabeto, proprio perché raggruppa un certo numero di essi; in questo caso per esempio si ha: l'alfabeto russo, il serbo, l'ucraino, il bielorusso, il sistema Palladius di trascrizione in russo della lingua cinese mandarina... Sí, perché quello che chiamiamo alfabeto non deve essere necessariamente il modo di scrittura ufficiale di una lingua, ma può essere qualunque insieme di grafemi che rappresenti quella lingua.
      Persino il cirillico russo usato prima del 1918 può essere considerato un alfabeto diverso dal cirillico russo attuale.
      Sul perché tutti questi alfabeti abbiano delle differenze tra loro è ovvio: devono rappresentare lingue molto diverse tra loro, con una fonetica e una fonotattica diversa da lingua a lingua, che spesso richiedono digrafi o grafemi nuovi per poter essere rappresentati nella scrittura, mentre di contro possono fare a meno di grafemi superflui, perché il fonema usualmente arttribuitogli non è presente nella data lingua, o perché, precedentemente presente, è caduto in disuso, o si è fuso con un altro fonema.
      Tutto ció vale anche per il cosiddetto "alfabeto latino"; anche in questo caso possiamo parlare di una famiglia di alfabeti, essendoci, per esempio, l'alfabeto latino classico di 24 lettere (ABCDEFGHIKLMNOPQRSTUVXYZ), l'alfabeto danese (contiene Ø), molti alfabeti di trascrizione del russo (con ČŠŽŜ), il pinyin (che non contiene la V, ma contiene Ü, Ā, Ǒ...), lo spagnolo con Ñ e molti altri.
      Scrivere la lingua russa in alfabeto latino è forse l'esempio più lampante della risposta affermativa alla tua domanda: ne sono prova tutti i sistemi più o meno simili tra loro inventati per la traslitterazione, e anche il fatto che la maggior parte degli parlanti nativi russi non ha alcuna difficoltà a leggere la sua lingua scritta in alfabeto romano. Io mi sono passato il tempo a confrontare tra loro tutti questi sistemi, osservandone similarità e differenze, e ho elaborato un sistema mio, che uso con tutti i russi con cui converso in rete, caratterizzato dall'utilizzo del grafema j sia per la i kratkaja che per il mjagkij znak.
      In sintesi la risposta alla domanda "si può scrivere qualunque lingua con qualunque alfabeto?" è "sì, tenendo conto delle particolarità della lingua in questione e adattando a esse l'alfabeto usato".

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